Le barriere della comunicazione
Hai mai avuto la sensazione di trovarti muro contro muro invece di comunicare?
Come abbattere questo muro?
Scopri come levare le barriere della
comunicazione.
Che succede? Come si può fare per evitare queste
barriere?
Il modo più semplice per riconoscerle è di
ricordarci quando le hanno messe a noi, ricordarci come ci siamo sentiti, e
come ci siamo bloccati.
Quando ci sentiamo incompresi e ci blocchiamo?
Pensaci un attimo... Immagina che stai dicendo
qualcosa di molto personale a cuore aperto e qualcuno “ti fa alzare” un muro
con la sua risposta... Cosa dice?
fallo.. ...fatto?
Ecco cosa ci può bloccare:
- Quando
ci sentiamo Giudicati, valutati:
“tu sei cattivo, buono, eccetera”
- Quando
ci sentiamo Indagati quasi come
sotto la lampada da interrogatorio. Invece di ascoltare come stiamo ci
interrompono con continue domande: “Quando? Quanti eravate? Chi c’era? Di
che colore era? Eccetera?”
- Quando
ci sentiamo Soluzionati del
tipo: tu stai li che comunichi un dolore e l’altro invece di accoglierlo
ti dice: “vabbè hai pensato che potresti fare questo, o quest’altro” e ti
propina la sua personale soluzione.
- Quando
ci sentiamo Sostenuti... Consolati..
intendo dire, anche quando non ne abbiamo bisogno...
Immagina qualcuno che ti prende in braccio anche quando puoi startene in piedi per conto tuo!! Come ti sentiresti?
O Immagina di avere 30 anni ed uno scout appena di appena 12 anni vuole farti attraversare la strada come se fossi un vecchietto in difficoltà! Ti sentiresti capito?
- Quando
ci sentiamo Interpretati.
Invece di ascoltarci, ci dicono: “tu fai così perché quando eri piccolo
tua madre.. ecc. ecc.”
Insomma tu stai lì che racconti a cuore aperto un fatto e, invece di ascoltarti e condividere i tuoi sentimenti ti trovano tutti i perché ed i percome!!
(se non lo hai ancora fatto leggi: Perché i “perché” non aiutano a capire perché)
L’acronimo (la sigla) di queste barriere è: VISSI
Ovvero:
Valutazione
Indagazione
Soluzione
Sostegno
Interpretazione
Facciamo un esempio pratico e dimmi quale risposta
daresti.
Una donna di 30 anni ti dice:
“Ho un bambino appena nato. Da una parte mi sembra di non sapere
come fare per prendermi cura di un bimbo cosi piccolo. Dall’altra mi dico:
cavolo ho diretto un negozio con 5 dipendenti saprò cavarmela!!”
Come risponderesti?
1)
Da quello che dici, è evidente uno scollamento tra il ruolo di
capo, capace di avere potere e controllare la situazione, con quello di madre,
più esposta ai voleri ed esigenze del piccolo.
2)
Perché credi di non riuscire a occuparti del piccolo? Di cosa
hai paura?
3)
Visto che sai dirigere e delegare potresti chiamare una
babysitter che ti dia una mano.
4)
Mamme non ci si improvvisa! Hai visto come è più difficile
essere mamma che avere un negozio?
5)
Avere un bambino così piccolo farebbe paura a chiunque, non ti
preoccupare. Hai saputo dirigere un negozio con 5 dipendenti troverai
sicuramente le risorse in te per superare anche questo momento.
6)
In questo momento ti senti intimorita dal doverti occupare di
una creaturina così indifesa
Quale risposta avresti dato tra queste? Lo hai
annotato da una parte? Ok allora ecco cosa c’è dietro ciascuna di queste
risposte:
1)
Interpretazione. Con questa risposta invece di accogliere quello che ti sta
dicendo la tua amica gli stai dando una
tua interpretazione. Non sai realmente se quello che hai immaginato è
corretto o no, ma glielo spiattelli là come se fosse la cosa più vera di questa
terra.
2)
Indagine. Hai
spostato l’attenzione dall’ascolto ed il coinvolgimento emotivo al razionale, ma ancora più evidente: la stai interrompendo e incalzando con
delle domande che non riguardano il suo stato d’animo.
3)
Soluzionare. Gli
stai spiattellando la TUA soluzione non la sua. Non sai se è realmente
quello che è bene per lei gli stai dando la tua idea di soluzione e riguarda
ciò che tu conosci e pensi, non il suo mondo.
Chi ne paga le conseguenze, se la soluzione fosse sbagliata sarebbe lei e non tu: è una bella responsabilità dare la tua soluzione imponendola agli altri!
Anche in questo caso, come nelle altre risposte tu sei Ok lei non è OK. Tu “ne sai” più di lei, invece di rispettare la possibilità che lei ha, di superare questo momento ed accogliere la debolezza passeggera sostenendo le sue potenzialità.
Chi ne paga le conseguenze, se la soluzione fosse sbagliata sarebbe lei e non tu: è una bella responsabilità dare la tua soluzione imponendola agli altri!
Anche in questo caso, come nelle altre risposte tu sei Ok lei non è OK. Tu “ne sai” più di lei, invece di rispettare la possibilità che lei ha, di superare questo momento ed accogliere la debolezza passeggera sostenendo le sue potenzialità.
4)
Valutazione. Stai
giudicandola. Puoi immaginarti con la toga addosso mentre, dall’alto della
tua posizione gli dai dei pareri.
Punti il dito: “tu sei questo e quest’altro”.
Attenzione questo vale anche se gli dici che è buona e brava: sempre un giudizio è.
Chi sei tu per giudicarla? Ti credi Ok mentre lei non è OK. La tratti da inferiore.
Punti il dito: “tu sei questo e quest’altro”.
Attenzione questo vale anche se gli dici che è buona e brava: sempre un giudizio è.
Chi sei tu per giudicarla? Ti credi Ok mentre lei non è OK. La tratti da inferiore.
5)
Sostenere/Consolare. Un sostegno sano è fatto di accoglienza e vicinanza specie se
emotiva, questo tipo di sostegno diventa, invece, una droga.
Magari si consola per un attimo, ma poi torna nella difficoltà ed invece di sviluppare una propria sicurezza sente il bisogno di tornare da te a prendersi un altro po’ di consolazione: la sua “sicurezza” dipende dagli altri!
Vorresti
qualcuno che ti fa mangiare anche quando sei sazio?
Un conto è dichiarare la propria presenza a dare la spalla per piangere, ed un altro è dire che tutto va bene anche quando non è sempre così.
Una immagine che può essere di aiuto è quella di qualcuno che vuole soffocare il pianto, per farlo smettere, con un abbraccio.
Invece di stare lì pronto sia ad ascoltare che ad abbracciare accogliendo il pianto e non soffocandolo: chiaro?
Un conto è dichiarare la propria presenza a dare la spalla per piangere, ed un altro è dire che tutto va bene anche quando non è sempre così.
Una immagine che può essere di aiuto è quella di qualcuno che vuole soffocare il pianto, per farlo smettere, con un abbraccio.
Invece di stare lì pronto sia ad ascoltare che ad abbracciare accogliendo il pianto e non soffocandolo: chiaro?
6) Comprensione, comunichi di avere compreso le sue parole ma soprattutto le sue emozioni.
In questo modo, “semplicemente” riflettendo (proprio nel senso di fare da specchio) ciò ti arriva da lei con autenticità ed empatia, accogliendo il suo modo unico di stare al mondo (accettazione incondizionata). Così crei un clima di reciproca intesa e fiducia. (lei è Ok e tu sei OK)
Questo crea una “base sicura” ovvero quel sostegno che permette a ciascuno di noi di poterci muovere, di “esplorare” il mondo.
Se ti ricordi dei momenti in cui eri in difficoltà ti sentivi “crollato” che ti manca “la terra sotto ai piedi”, quasi delle sabbie mobili. Immagina di stare in quel clima lì ed arriva qualcuno e semplicemente cammina con te.
Ti fa sentire che esiste una terra su cui poterti appoggiare e muoverti.
Quando la base è solida, è più facile esplorare il mondo. Quando ti senti sicuro di te combini più cose, quando ti senti più insicuro, spesso neanche ti ci metti.
Ecco l’immenso potere che può avere anche una “semplice” Presenza! Purché sia con la “P” maiuscola. Emotiva, attenta, empatica e compartecipe. (Sennò che presenza è? Se vuoi allenare la tua presenza ti ricordo che puoi scaricarti una meditazione guidata qui in alto a destra: fallo è gratis)
In questo modo, “semplicemente” riflettendo (proprio nel senso di fare da specchio) ciò ti arriva da lei con autenticità ed empatia, accogliendo il suo modo unico di stare al mondo (accettazione incondizionata). Così crei un clima di reciproca intesa e fiducia. (lei è Ok e tu sei OK)
Questo crea una “base sicura” ovvero quel sostegno che permette a ciascuno di noi di poterci muovere, di “esplorare” il mondo.
Se ti ricordi dei momenti in cui eri in difficoltà ti sentivi “crollato” che ti manca “la terra sotto ai piedi”, quasi delle sabbie mobili. Immagina di stare in quel clima lì ed arriva qualcuno e semplicemente cammina con te.
Ti fa sentire che esiste una terra su cui poterti appoggiare e muoverti.
Quando la base è solida, è più facile esplorare il mondo. Quando ti senti sicuro di te combini più cose, quando ti senti più insicuro, spesso neanche ti ci metti.
Ecco l’immenso potere che può avere anche una “semplice” Presenza! Purché sia con la “P” maiuscola. Emotiva, attenta, empatica e compartecipe. (Sennò che presenza è? Se vuoi allenare la tua presenza ti ricordo che puoi scaricarti una meditazione guidata qui in alto a destra: fallo è gratis)
Ricapitolando:
1)
esercitati a riconoscere
le barriere della comunicazione, il VISSI
2)
attenzione
soprattutto al giudizio
3)
chiediti
se l’angolatura dalla quale stai formulando la tua risposta ti mette in
una posizione dall’alto in basso, da un piedistallo, per cui tu sei OK e l’altro non è OK, e se è
così cerca un modo diverso di formulare lo stesso concetto, usa un altra
angolatura (puoi usare il “messaggio io”,
leggi: Comunicazione
consapevole - Il Messaggio Io), dire quali sono le tue emozioni è
sempre vincente. Basta che dici onestamente le tue e non le attribuisci
all’altro.
4)
Comunica
con fiducia dell’altro senza piedistallo, da essere OK ad altro essere
OK (con accettazione incondizionata del
suo modo di essere al mondo anche se diverso dal tuo) il tuo stato emotivo
(empaticamente) e con autenticità.
Puoi fargli vedere che lo ascolti anche “solo” riformulando le stesse cose che ha detto, (purché siano state significative per te, mica sei un pappagallo:) ) senza bisogno di aggiungere altro (al limite le tue emozioni)
Mica gli devi dire qualcosa che non pensi realmente. Magari tra le cose che pensi seleziona quelle che possono essere di aiuto piuttosto che altro.
Puoi fargli vedere che lo ascolti anche “solo” riformulando le stesse cose che ha detto, (purché siano state significative per te, mica sei un pappagallo:) ) senza bisogno di aggiungere altro (al limite le tue emozioni)
Mica gli devi dire qualcosa che non pensi realmente. Magari tra le cose che pensi seleziona quelle che possono essere di aiuto piuttosto che altro.
Sullo stesso argomento leggi:
Comunicazione consapevole - Il Messaggio Io
Comunicazione consapevole - Il Messaggio Io
Image: freedigitalphotos.net / "Through The Wall" by Michelle Meiklejohn
Decisamente grazie per il tuo articolo !!!
RispondiEliminaMi fa piacere che ti sia piaciuto
EliminaGrazie Claudio, ogni tanto ci vuole un ripasso ;)
RispondiElimina:) è stata una occasione per ripassare anche io! :)
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