Appena ci osserviamo, senza aggiungere alcun giudizio, possiamo permetterci di osservare anche un sentimento come la rabbia.
È difficile mettere in luce la rabbia che c’è in noi liberamente. La tendenza rimane quella di negarla e reprimerla. Come fare allora per riuscire a non negarla?
A me è stato molto di aiuto, prima ancora degli studi ed esperienze vissute grazie al counseling, un breve testo scritto da un monaco vietnamita: Thich Nhat Hanh da titolo “abbracciare la rabbia” (link) dove invita ad abbracciare la rabbia come qualcosa di proprio.
Fa strano eppure funziona, a me ha funzionato: invece di reprimerla la accolgo come un lato importante di me ferito, che ha bisogno di attenzione.
In questo modo possiamo “riconoscerla”: ovvero la conosciamo e riconosciamo. Portandola alla luce e dandogli la “giusta importanza” la depotenziamo.
Mi spiego meglio: apparentemente facciamo emergere qualcosa che non vorremmo ci fosse la sensazione è quasi quella di ingrandire una rabbia che è meglio tenere a bada. In realtà non la stiamo affatto ingrandendo la stiamo semplicemente facendo emergere per quella che è realmente.
Era al buio nascosta e la stiamo mettendo in luce. Ed è proprio mettendola in luce che poniamo le basi (le prime basi) per poterla eventualmente depotenziare. In fondo quando dobbiamo lavorare su qualche cosa prima ancora di lavorarci la mettiamo in luce per osservarla bene.
Questo è il primo, inevitabile passo da fare anche con la rabbia. Il primo risultato è quella di averla riconosciuta e sapere che è potenzialmente pericolosa – ricordiamoci: non c’è nulla di male è semplicemente così e per tutti! – il “male”sarebbe quella di farla esplodere.
Un po’ come una bomba, trovata, osservata a cui possiamo assicurarci, prima ancora di disinnescarla e farla “brillare” lontano da pericoli, di mettere in sicurezza il detonatore. Il detonatore agisce spesso al buio: mettendolo alla luce lo disinneschiamo.
Non abbiamo ancora tolto la carica esplosiva della bomba ma stiamo osservando il detonatore controllando ogni impulso distruttivo.
Strumento Pratico: Dopo avere vissuto l’esperienza di accogliere senza giudizio la rabbia, tieni la rabbia in osservazione e – stando attento a giudizi che possono ritornare – trova un tuo modo per accettare questa parte che è in te in questo (quel) preciso momento. Il mio modo è proprio quella di immaginare di abbracciarla.
Verifica Adesso con l’immaginazione se può essere un buon modo anche per te. Altrimenti inventati un tuo modo, un’idea, una “formuletta” o un gesto simbolico. Questo può sostenerti in un momento delicato.
Mi piace dare strumenti concreti e questo “immaginare” può sembrare astratto. Non è così: lo strumento concreto sta nel trovare una propria “chiave” personale che puoi richiamare in quel momento in cui ne avresti bisogno e che da sola/o in certi momenti è difficile da trovare.
Quindi se vuoi davvero uno strumento concreto, in questo caso, devi usare proprio l’immaginazione e Adesso! Appena fatto avrai da subito uno strumento in più da usare in circostanze difficili: una chiave da richiamare alla mente (la mente che è al centro di tutto il nostro lavoro). Immagina Adesso!
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Image: graur razvan ionut / FreeDigitalPhotos.net
Grazie Claudio! Ho letto il testo sul Link e mi è piaciuto molto il pensiero di Thich Nhat Hanh...è illuminante e condivido, anche se a volte è difficile mettere in pratica! E proprio quando è difficile che nasce la sfida a praticare la gentilezza che vogliamo per noi stessi e viverla... anche nei confronti di coloro che amiamo e a cui permettiamo di non essere gentili con noi!Alessandra
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