Il
Counseling o Counselling è una parola inglese che significa ”consultarsi” o
“consulenza”.
Si tratta di una relazione di aiuto che, seppur nata da
alcuni psicologi, prende le distanze dall'approccio psicoanalitico ponendo al centro dell'attenzione non il
sintomo ma il cliente.
In un rapporto
paritario tra due persone che vivono insieme in empatia mentre il cliente si racconta.
Il counselor non interpreta, ma ascolta
in piena accettazione il proprio interlocutore ed il suo vissuto e permette
di riportare al cliente stesso le
risorse che gli sono proprie.
“È un'arte in un perimetro di scientificità” evidenziavano i miei insegnati
enfatizzando come è
il rapporto che si instaura ad essere il vero protagonista della vicenda in un
fluire “artistico” e umano che sostiene e supporta proprio per la sua
spontaneità.
Tutto ciò avviene
grazie ad una preparazione teorica e tecnica che supporta il counselor in una
professione che ha le radici proprio nella ricerca scientifica in base ai vari
modelli di riferimento (ipnotico, psicodinamico, comportamentista, corporeo,
umanista, sistemico relazionale).
La scientificità fa quindi da cornice ad un quadro
“artistico” creato “lì per lì” in
pieno rispetto del cliente e del suo vissuto che è sempre unico e prezioso!
Personalmente non
amo molto il termine “cliente”, tuttavia
restituisce a chi usufruisce di un
rapporto di counseling, la propria dignità personale, la piena assunzione di responsabilità rispetto al percorso che intende
intraprendere e pari dignità
rispetto al counselor.
Il termine
“paziente”, invece, sottende ad un malato che ha bisogno del proprio terapeuta
in un rapporto in cui lui è decisamente in una posizione sottomessa rispetto al
suo interlocutore.
Il lavoro che
svolgono Il Counselor e il Cliente è finalizzato al raggiungimento di un obiettivo chiaro, concordato e concreto.
La concretezza è secondo me, il fulcro di ciò che tutti cerchiamo: strumenti pratici ed utili per stare meglio.
Image: digitalart / FreeDigitalPhotos.net
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