Oggi
uno strumento pratico “impossibile”:
riuscire a comunicare da arrabbiati. Che è appunto impossibile! Come fare
allora? Un momento e lo vediamo. Innanzitutto lo abbiamo già detto negli altri
post la prima cosa da fare è riconoscere la rabbia. Sia quella che c’è in te
che nel tuo interlocutore (normalmente nell’altro è più facile.. almeno per me
è così, e temo lo sia anche per te).
Una
volta riconosciuta è meglio rimandare
ogni comunicazione a un momento più propizio.
E se non è possibile? E come fare per comunicare anche
questa possibilità di rinviare la discussione? Sempre un momento e lo vediamo.
Prima ancora qualche parola sulla difficoltà di parlare quando siamo
arrabbiati. S’innesca un meccanismo in cui ognuno urla all’altro.
Porta
alla memoria l’ultima discussione animata che hai avuto. Ricordi che dall’altra
parte ti urlava di tutto e tu facevi altrettanto? Quanto stavi ad ascoltare le
parole? Le parole arrivavano un po’ a casaccio e soprattutto quelle più
offensive, per il resto tendi ad assumere una posizione o di difesa o
altrettanto aggressiva (eh eh eh, parlo
di te come se a me non succedesse..).
Lo
scambio quindi non è costruttivo ma distruttivo a quel punto anche parole
costruttive –ammesso che ce ne sono- se dette con rabbia sono recepite come
aggressive.
Tra
il contenuto ovvero la comunicazione verbale e il tono, la voce i gesti ecc.
ovvero la comunicazione non verbale noi diamo retta a questa ultima. Quindi
poco importa cosa stiamo dicendo o cosa dice l’altro. Aggrediamo e siamo
aggrediti e ci resta solo da
“difenderci” in quel momento lì. Basta un tono sbagliato per tornare a
essere distruttivi.
Cambiare questo stato
di rabbia è possibile e lo vedremo in un altro
post. Qui vediamo com’è possibile comunicare rimanendo in uno stato di rabbia.
Riprendo
il richiamo a quello che ha scritto quel monaco sulla rabbia: Thich Nhat Hanh
in Abbracciare la Rabbia (clicca
qui per vederlo per intero):
Alle coppie raccomando sempre, quando
sono arrabbiati l’uno con l’altra, di tornare al proprio respiro e al camminare
in presenza mentale, di abbracciare la rabbia e guardare profondamente nella
natura della rabbia. Così possono essere in grado di trasformare quella rabbia,
anche in soli quindici minuti o in poche ore. Se non possono farlo, allora
dovranno dire all’altra persona che soffrono, che sono arrabbiati, e che
vogliono che l’altro lo sappia. Proveranno a dirlo in un modo calmo. “Caro (o
cara), soffro, e voglio che tu lo sappia”. A Plum Village, dove vivo e pratico,
raccomandiamo ai nostri amici di non tenersi la loro rabbia per più di
ventiquattr’ore senza dirlo all’altra persona. “Caro/a, soffro, e voglio che tu
lo sappia. Non so perché tu mi abbia fatto una cosa simile. Non so perché tu mi
abbia detto una cosa simile.” Questa è la prima cosa che dovrebbero dire
all’altra persona. E se non sono abbastanza calmi per dirlo, possono scriverlo
su un foglio.
La seconda cosa che possono dire o
scrivere è: “Sto facendo del mio meglio.” Significa: Sto praticando per non
dire nulla, non fare nulla con rabbia, perché so che in questo modo creerei
maggiore sofferenza. Così sto abbracciando la mia rabbia, sto guardando
profondamente dentro la natura della mia rabbia.” Dite all’altra persona che
state praticando il trattenere la rabbia, il comprendere la rabbia, allo scopo
di scoprire se per caso quella rabbia proviene da una vostra cattiva
comprensione, da una vostra percezione errata, da una vostra scarsa presenza mentale
o da una mancanza di abilità.
E la terza cosa che potreste volergli
o volerle dire è: “Ho bisogno del tuo aiuto.” Generalmente quando ci arrabbiamo
con qualcuno vogliamo fare esattamente l’opposto. Vogliamo dire: “Non ho
bisogno di te. Posso sopravvivere anche per conto mio.” “Ho bisogno del tuo
aiuto” significa “Ho bisogno della tua pratica, ho bisogno del tuo guardare in
profondità, ho bisogno che mi aiuti a vincere questa rabbia perché soffro.” E
se io soffro, non è possibile che tu possa essere felice, perché la felicità
non è una faccenda individuale. Se l’altro soffre, non c’è modo che tu possa
essere felice da solo. Così aiutare l’altro a soffrire meno, a sorridere, farà
felice anche te.
Mi sembrano dei suggerimenti molto affascinanti,
forse un po’ difficili da mettere in pratica (suggerisco a chi ne avesse sentito lo stesso fascino di metterli in atto comunque). Uno strumento molto utile e
pratico per comunicare in modo costruttivo sta nel darsi delle regole e
rispettarle entrambi ecco come fare (io l’ho fatto :) ):
Strumenti Pratici: Scegliete un momento apposta per confrontarvi. Munitevi
di uno o più fogli di carta ciascuno con relativa penna e un orologio davanti.
Ognuno parla all’altro per un tempo stabilito senza essere interrotto (di norma
cinque minuti vanno benissimo, ma potete decidere un qualsiasi altro tempo)
allo scadere dei cinque minuti, anche se non ha finito di parlare, lascia la
parola all’altro. Chi ascolta e gli viene in mente qualche cosa prende appunti.
Può essere molto utile scrivere anche le sensazioni che hai quando l’altro dice
qualche cosa in particolare che suscita in te delle sensazioni più forti.
un altro strumento pratico consigliatissimo: IL MESSAGGIO IO
un altro strumento pratico consigliatissimo: IL MESSAGGIO IO
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Image:
arztsamui / FreeDigitalPhotos.net
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